Non sono pochi i mistici conosciuti per una particolare “dottrina” che caratterizza la loro vita spirituale. Così, per esempio, di Santa Teresa di Lisieux è la via della piccolezza nel-l’abbandono fiducioso a Dio; di Santa Faustina Kowalska è “la Divina Misericordia”; di Santa Margherita o di Suor Josefa Menéndez è la devozione al Sacro Cuore di Gesù; della Serva di Dio Concepción Cabrera è “l’Incarnazione Mistica”; di Madre Eugenia Ravasio è la rivelazione del Padre Celeste… ecc. Essi (spesso donne!) hanno dato alla Chiesa i propri tesori di vita spirituale come frutto di “rivelazioni” o esperienze mistiche vissute da loro, esaminate e confermate dalla Chiesa.
Qual è, in poche parole, la dottrina spirituale che caratterizza Luisa Piccarreta?
È “il vivere nella Divina Volontà”. È la Volontà stessa di Dio, data da Lui come dono supremo e ricevuta dalla sua creatura, l’uomo, come eredità e vita propria.
1 – La sua “spiritualità” si trova nei suoi scritti. Luisa ha scritto molto, pur avendo frequentato soltanto la prima o la seconda elementare e avendo, per tanto, una scarsissima cultura umana. Non è facile letteratura mistica, di chi desidera rendere pubbliche le proprie presunte visioni o rivelazioni soprannaturali; si tratta invece di una dolorosa testimonianza, di una vita crocifissa per amore, in lunghi anni di letto, vissuti da Luisa nella preghiera e nel silenzio, nel nascondimento e nel-l’ubbidienza. E solo l’ubbidienza è riuscita, con immensa violenza che lei ha dovuto fare su se stessa, a farla scrivere. Ha scritto solo per ubbidire ai suoi Confessori, incaricati dai vari Arcivescovi, quindi alla Chiesa, ubbidienza che a Luisa è costata un vero continuo martirio. Ciò che ha scritto non è frutto della cultura, dell’arte di una scrittrice, del desiderio di far conoscere le proprie visioni o rivelazioni, non viene da un misticismo falso e pericoloso, ma dalla “Signora Ubbidienza”, come lei la chiama! Soltanto dopo molti anni Luisa si arrese all’idea che i suoi scritti fossero pubblicati dai Sacerdoti incaricati.
Non sono affatto “messaggi” di tipo carismatico, come tanti (autentici o presunti) che circolano ai nostri giorni, perché questo era semplicemente inesistente nella mente di Luisa. Né soltanto un resoconto della sua vita e dei suoi pensieri, perché lei mai avrebbe parlato di sé. Lei ha vissuto una intensissima vita interiore, sulla quale ha scritto, come ci sono tanti altri autori antichi e recenti nella Chiesa, dei quali si conoscono le loro esperienze intime spirituali, dal momento che hanno lasciato testimonianza della propria vita come una dottrina ascetico-mistica.
Luisa solo in parte possiamo considerarla così, perché i suoi scritti non soltanto descrivono un itinerario di vita spirituale, ma sono la promulgazione dell’eterno Progetto o Decreto di Dio, che annuncia il compimento del suo Regno: il Regno della Divina Volontà.
Questo è evidente nei tre “Appelli” scritti da Luisa, che sono come la sintesi di tutto il suo messaggio: “l’Appello” scritto da Luisa come Prefazione ai suoi Volumi, quando seppe che dovevano essere pubblicati, “l’Appello del Re Divino”, che promulga il Regno della sua Volontà, e “l’Appello materno della Regina del Cielo”, nel suo libro “La Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà”.
Ciò che Luisa ha vissuto è la sua spiritualità, ciò che ha scritto è la sua dottrina. Nel suo caso non è possibile separare una dall’altra. Ma poi, né l’una né l’altra sono sue, ma di Gesù, e solo dopo sono diventate sue. Lei ha scritto solo quello che ha vissuto. La sua vita interiore è esattamente la Vita della Divina Volontà. Fermarci sulla considerazione delle singole e molteplici virtù che in lei splendono, sarebbe perdere di vista che esse sono come le foglie o i fiori della pianta che è la Divina Volontà, il cui frutto è il Regno.
2 – Qual è l’essenza del suo messaggio? Luisa fa qualche particolare annuncio?
Lo dice il Signore: “Grazia più grande non potrei fare in questi tempi così procellosi e di corsa vertiginosa nel male, che far conoscere che voglio dare il gran Dono del Regno del Fiat Supremo”.
Si tratta del compimento di quel Regno che invochiamo nel Padrenostro: che la Divina Volontà si deve compiere sulla terra in un modo nuovo, nel modo come si compie in Cielo, dove la Divina Volontà è Vita, è la sorgente e il mare infinito di ogni bene e felicità, la Vita di Dio e dei suoi figli, il possesso della loro Eredità. Si tratta di un modo nuovo di vivere i rapporti filiali con Dio, una nuova spiritualità o santità: la santità del vivere nel Suo Volere. Perciò, il punto di partenza del grande Messaggio il Signore lo esprime così: “Vengo a rimanere con voi per fare vita insieme e vivere con una sola Volontà, con un solo Amore”.
Allora, qual è precisamente la novità che si trova nei suoi scritti? Fin dove arriva quello che altri scrittori spirituali hanno detto sulla Divina Volontà e dove incomincia il dono nuovo di Luisa?
Risponde il Signore: “Figlia mia, non si vuol capire: il vivere nella mia Volontà è regnare, il fare la mia Volontà è stare ai miei ordini. La prima cosa è possedere; la seconda è ricevere i miei ordini ed eseguirli. Il vivere nel mio Volere è fare sua la mia Volontà, come cosa propria, è disporre di Essa; il fare la mia Volontà è tenerla in conto come Volontà di Dio, non come cosa propria, né poter disporre di Essa come si vuole. Il vivere nella mia Volontà è vivere con una sola volontà, qual è Quella di Dio... Il vivere nella mia Volontà è vivere da figlio; il fare la mia Volontà è vivere da servo. Nel primo (caso), ciò che è del Padre è del figlio... E poi, questo è un Dono che voglio fare in questi tempi sì tristi: che non solo facciano la mia Volontà, ma che La posseggano. Non sono forse io padrone di dare ciò che voglio, quando voglio e a chi voglio?... Non ti meravigliare se vedi che non capiscono: per capire dovrebbero disporsi al più grande dei sacrifici: qual è quello di non dar vita, anche nelle cose sante, alla propria volontà”... (18-09-1924)
3 – Occorre qualche chiarimento. Sono lo stesso“Divina Volontà” e “Divin Volere”? Dove si colloca l’Amore?
La Divina Volontà, che Gesù chiama nel Vangelo “la Volontà del Padre”, è ciò che Dio ha di più intimo, vitale, essenziale: “Ah, tutto sta nella mia Volontà. L’anima, se prende Questa, prende tutta la sostanza del mio Essere e racchiude tutto in sé” (2-3-1916). In altre parole: la Volontà è sostantivo (il termine che esprime la sostanza), mentre tutti gli attributi divini (Amore, Bontà, Eternità, Immutabilità, Immensità, Giustizia, Misericordia, Onni-potenza, Onniveggenza, Santità, Sapienza, ecc.) sono i suoi aggettivi: “La Divina Volontà è buona, santa, infinita, eterna, onnipotente, sapientissima, misericordiosa, immutabile…”
“Il Divin Volere” è la Volontà di Dio in atto, indica ciò che fa e perciò è un verbo. Invece, “i voleri” indicano le cose volute da Dio. La distinzione tra “volontà” e “volere” (anche se di fatto coincidono) è la stessa che c’è tra “il cuore” e “il palpitare”, oppure tra un motore e il moto del motore. Un’altra cosa ancora è l’effetto del palpitare, che è la vita, oppure il funzionamento del motore, che è, per esempio, il viaggiare. Nel caso del “volere”, l’effetto che produce è “l’amore”. Così, ben può dire Gesù che “l’Amore è il figlio della Divina Volontà”, cioè, è la manifestazione e comunicazione di Essa. La Divina Volontà è perciò al di là, al di sopra di tutte le sue opere, delle cose che Dio vuole o non vuole o permette. È la sorgente e la causa suprema di tutto ciò che Dio è, della Vita ineffabile della SS. Trinità e delle loro Opere di Amore eterno. È come “il Cuore” intimo di Dio, delle Tre Divine Persone, che dà vita a tutto ciò Dio è, e a tutte le opere che le Divine Persone fanno.
Un’altra parola caratteristica di Luisa (addirittura in latino!) è “Fiat” (“Sia fatto!”). Ma che significa per lei? Non è solo come dire “d’accordo, sì”, ma da parte sua esprime la sua partecipazione al Volere di Dio e al Suo operato. Questa parola riassume tutto quanto Luisa ha detto e ha vissuto, così come esprime tutto ciò che Dio fa, anzi, la Vita stessa di Dio, il suo Atto eterno ed assoluto, espressione del suo Volere infinitamente Santo.
Quando Gesù le parla del “terzo Fiat”, le sta parlando del compimento del Padrenostro.
4 – Luisa insiste tante volte nel fatto che si deve compiere la petizione del Padrenostro: “Sia fatta la tua Volontà, come in Cielo così in terra”. Lei la scrive in parte in latino, quasi come una frase “tecnica”: “…si deve compiere il mio Fiat Voluntas tua, come in Cielo così in terra”. Che vuol dire?
Fare la Divina Volontà non è una novità; la novità è che Dio ci sta invitando a vivere nel suo Volere, come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo vivono questo loro Volere eterno. La novità è la Divina Volontà operante nella creatura e la creatura operante in modo divino in Essa.
La novità è questa Grazia delle grazie, questo Dono dei doni: che non solo facciamo quello che Dio vuole che facciamo, ma che la sua Volontà sia nostra, vita della nostra vita, per vivere e regnare con Essa e in Essa. La novità è uno scambio continuo di volontà umana e Divina, perché l’anima, temendo della sua, chiede che essa sia sostituita per ogni cosa ed in ogni istante dalla Volontà stessa di Dio, la quale la va riempiendo di gioie, di amore e di beni infiniti, restituendole la somiglianza divina perduta col peccato e lo scopo per il quale l’uomo era stato creato da Dio, che era quello di vivere come figlio di Dio, prendendo parte a tutti i suoi beni. La novità è che Gesù, mediante il dono della sua Volontà alla creatura, forma in essa una Sua vita e un Suo modo di presenza reale, cosicché questa creatura Gli serve di Umanità. Questo, ovviamente, non per una sorta di “unione ipostatica” (due nature e una sola persona), ma per unione di due volontà, l’umana e la Divina, unite in un solo Volere, che, ovviamente, non può essere se non Quello Divino. Questa creatura diventa così il trionfo di Gesù, è “un altro Gesù”, non per natura, ovviamente, ma per dono di Grazia, secondo le parole di San Giovanni: “…Perché come è Lui, così siamo anche noi in questo mondo” (1 Gv. 4,17).
5 – Anche il lettore più distratto si accorge che gli scritti di Luisa presentano come due fasi.
Nella prima si evidenzia la sua condizione di vittima e quindi, insieme al grande lavoro ascetico-mistico della Grazia in lei, c’è tutta la formazione riguardante le virtù, la corrispondenza alla Grazia, la terribile realtà del peccato (che è la separazione della volontà umana dalla Volontà di Dio) con tutte le sue conseguenze, i pregi della Croce, ecc.
Nella seconda, il tema è, appunto, la Divina Volontà ed il suo Regno. Qui l’anima s’inoltra nel-l’immenso compito universale che lei è chiamata a fare, insieme a Gesù, vivendo nell’ambito del Volere Divino, per preparare ed ottenere la venuta e il trionfo del suo Regno.
Le due fasi hanno in certo modo come caratteristica, rispettivamente, la Misericordia Divina, che fa di tutto per salvare l’uomo (compresi i castighi), e “il Regno di Dio e la sua Giustizia” o Santità delle santità. Nei primi dieci volumi troviamo la prima fase; dalla metà del 12° in poi si svolge la seconda fase. Non sono divise in modo netto, insieme le troviamo nei volumi 11° e 12°, cioè negli anni che vanno all’incirca dal 1912 al 1921. Alla fine della sua vita, Gesù spiega a Luisa quello che ha fatto in lei nei primi tempi e come tutto quell’intensissimo lavoro della Grazia nella sua anima fu per prepararla a deporre in lei le verità della sua Divina Volontà.
Le due fasi, si può dire, corrispondono al “fare la Volontà di Dio” e al “vivere nella Volontà di Dio”. Come dire: “fare una casa” e “vivere in essa”. Prima occorre farla, e quando è sufficientemente abitabile si fa trasloco e si vive in essa. Per questo Gesù le dice quasi all’inizio delle sue lezioni:
“Figlia mia, la cosa principale per entrare Io in un’anima e formare la mia abitazione, è il distacco totale da ogni cosa. Senza questo, non solo non posso Io dimorarvi, ma neppure può prendere abitazione nessuna virtù nell’anima. Dopo che l’anima ha fatto uscire tutto da sé, allora vi entro Io e unito con la volontà dell’anima fabbrichiamo una casa. Le fondamenta di questa si basano sull’umiltà e quanto più profonda, tanto più alte e forti riescono le mura. Tali mura saranno fabbricate dalle pietre della mortificazione, incalcinate con l’oro purissimo della carità...ecc” (29.10. 1899). E così il Signore continua spiegando minuziosamente il significato spirituale di ogni elemento di questa casa. In questo modo Egli vuole formare la sua dimora nella creatura, per abituarla a vivere con Lui, per poi farla passare a dimorare in Lui, nella Sua dimora, cioè nella Sua Volontà.
6 – Veniamo al punto essenziale: per tanto, che cosa è quel “vivere nella Divina Volontà”? Non è forse quel “fare” o compiere la Volontà di Dio, che tutti i Santi conoscono e fanno? È chiaro che non è questione di parole, ma ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo, cioè di non conosciuto finora.
Così Gesù le dice: “Gli stessi Santi si uniscono con Me e fanno festa, aspettando con ardore che una loro sorella sostituisca i loro stessi atti, santi nell’ordine umano, eppure non nell’ordine divino; Mi pregano che subito faccia entrare la creatura in questo ambiente divino…” (13-2-1919) In un altro passo Luisa dice: “Possibile che (Gesù) abbia fatto passare tanti secoli senza far conoscere questi prodigi del Divin Volere e che non abbia eletto tra tanti Santi uno che deva dar principio a questa santità tutta divina? Eppure ci furono gli Apostoli e tanti altri grandi Santi, che hanno fatto stupire tutto il mondo…” (3-12-1921)
–“Amor mio e Vita mia, io non so persuadermi ancora: com’è possibile che nessun Santo non abbia fatto sempre la tua SS. Volontà e che sia vissuto nel modo come ora dici, nel tuo Volere?”
–“…Certo che sono stati dei Santi che hanno fatto sempre il mio Volere, ma hanno preso della mia Volontà per quanto ne conoscevano. Essi conoscevano che il fare la mia Volontà era l’atto più grande, quello che più Mi onorava e che portava alla santificazione, e con questa intenzione la facevano, e questo prendevano, perché non c’è santità senza la mia Volontà, e non può uscire nessun bene, santità piccola o grande, senza di Essa” (6-11-1922)
“Figlia mia, nella mia Volontà Eterna troverai tutti gli atti miei, come pure quelli della mia Mamma, che coinvolgevano tutti gli atti delle creature, dal primo all’ultimo che dovrà esistere, come dentro di un manto, e (di) questo manto, come formato in due, una (parte) si elevava al Cielo per ridare al Padre mio, con una Volontà Divina, tutto ciò che le creature Gli dovevano: amore, gloria, riparazione e soddisfazione; l’altra rimaneva a difesa e aiuto delle creature. Nessun altro è entrato nella mia Volontà Divina per fare tutto ciò che fece la mia Umanità. I miei Santi hanno fatto la mia Volontà, ma non sono entrati dentro per fare tutto ciò che fa la mia Volontà e prendere come in un colpo d’occhio tutti gli atti, dal primo all’ultimo uomo, e rendersene attori, spettatori e divinizzatori. Col fare la mia Volontà non si giunge a fare tutto ciò che il mio Eterno Volere contiene, ma scende nella creatura limitato, quanto la creatura ne può contenere. Solo chi entra dentro si allarga, si diffonde come luce solare negli eterni voli del mio Volere e, trovando i miei atti e quelli della mia Mamma, vi mette il suo. Guarda nella mia Volontà: ci sono forse altri atti di creatura moltiplicati nei miei, che giungono fino all’ultimo atto che deve compiersi in questa terra? Guarda bene; non ne troverai nessuno. Ciò significa che nessuno è entrato. Solo era riserbato di aprire le porte del mio Eterno Volere alla piccola figlia mia, per unificare i suoi atti ai miei e a quelli della mia Mamma e rendere tutti i nostri atti triplici innanzi alla Maestà Suprema e a bene delle creature. Ora, avendo aperto le porte, possono entrare altri, purché si dispongano ad un tanto bene”. (6-11-1922)
7 – Luisa parla spesso del Regno di Dio che si deve compiere, che sta per venire; Luisa prega chiedendo che “il Volere Divino venga a regnare”. In modo evidentissimo questo significa:
- 1°, che il Regno di Dio è che la sua Volontà si compia;
- 2°, che la Volontà del Padre ha stabilito il suo Regno nella SS. Umanità di Gesù, dandole tutti i suoi attributi e diritti divini;
- 3°, che tutto quello che Gesù possiede nella sua Adorabile Umanità vuole darlo al suo Corpo Mistico. Le parole “come in Cielo, così in terra”, in Gesù e Maria sono perfetta realtà: “come è nel Padre così è nel Figlio”. Perciò, fino a quando Gesù e Maria vivevano sulla terra il Regno di Dio è stato sulla terra. In noi invece debbono essere un desiderio ardente, una invocazione incessante, poiché sono una Promessa divina, in attesa di questo definitivo trionfo del suo Regno in noi. Sant’Agostino dice: “Sia fatta nella Chiesa come nel Signore nostro Gesù Cristo; sia fatta nella Sposa, che a Lui è stata fidanzata, come nello Sposo, che ha compiuto la Volontà del Padre”.
- 4°, Questa Promessa divina del Regno ancora si deve compiere sulla terra così come già si compie in Cielo. Questo implica due cose: la prima, che non solo dobbiamo andare al Regno di Dio dopo la morte, ma che il Regno di Dio deve venire ancora nel tempo storico della Chiesa, e non può certo finire il mondo se prima non si compie in pienezza (questo è il ripristino dell’ordine della Creazione, prima che ci fosse il peccato); e la seconda, che il Regno della Divina Volontà non è ancora venuto, perché non lo si deve confondere con il Regno della Redenzione o con la Chiesa.
- 5°, Questo Regno, che la Chiesa domanda incessantemente nel Padrenostro, rispetto alla Redenzione e alla Chiesa è come il Frutto rispetto all’albero: esso è già essenzialmente presente nell’albero fin dall’inizio, fin da quando fu seminato. L’albero è coltivato e cresce, si riempie di foglie e di fiori, ma il tutto è finalizzato al tempo dei frutti. Così la Redenzione, i Sacramenti, la Chiesa, tutta l’opera dello Spirito Santo in essa, tutto è finalizzato al Regno della Divina Volontà.
8 – Luisa è vissuta tutta una vita in un letto, nelle più strane e misteriose sofferenze (delle quali lei riferisce in modo molto minuzioso e commovente). Sembra quindi abbastanza logico che il suo pensiero corra spesso alla Passione del suo Amato Signore, con una profondità di comprensione e una intensità di partecipazione affettiva straordinaria… Tutta la sua vita è stata un’immolazione per amore di Gesù e dei suoi fratelli peccatori, uno stato di vittima a sostegno della Chiesa.
Ma la domanda adesso è: tutta questa indicibile sofferenza di Gesù e sua, che rapporto ha con la sua visione del “vivere nel Divin Volere”, del “Regno della Divina Volontà”?
Ci saremmo aspettati, semplicemente, un atteggiamento di rassegnazione, di “ubbidienza fino alla morte e morte di Croce”, un abbandono davanti alla Volontà di Dio, un “Fiat”… come dire? di sottomissione, di consenso incondizionale, un “Fiat” passivo davanti a Dio… E invece, la sua spiritualità, quella che sorge come l’aurora ed eclissa tutto il resto, quella che ad un certo punto lei si convince che non è solo per lei, ma che la deve offrire a tutti, è quel “entrare” o “fondersi nella Volontà di Dio”, è quel sostituire in ogni cosa la sua volontà con la Volontà Divina e farla sua, e per tanto è quel “Fiat” non più suo, umano, di fronte a Dio, ma lo stesso “Fiat” Onnipotente ed Eterno di Dio, che diventa suo e non è affatto una risposta passiva, ma una partecipazione attiva e consapevole, sempre più consapevole, in tutto quello che fa quel “Fiat” o Volere Divino, in tutte le sue Opere, nell’Atto eterno della sua Vita…
Luisa è invitata ad operare come Gesù, nel suo Volere: “Vieni nella mia Volontà, per fare ciò che faccio Io” (25-07-1917). “Ora, volendoti insieme con Me nel mio Volere, voglio il tuo atto continuo” (28-12-1917). Così tutto ciò che Luisa sente e fa è la Vita di Gesù, che Egli ripete in lei (25-12-1918). Tutto questo non è riservato soltanto a Luisa. Gesù aspetta le creature che vengano a vivere nel suo Volere e che ripetano nella sua Volontà ciò che Egli ha fatto (29-01-1919).
9 – Sembrerebbe quasi che nella stessa Luisa ci fossero due persone, come due spiritualità diverse (benché intimamente vincolate), come due mondi, come due realtà così grandi che ci sfuggono… Una, per così dire, sembra più alla nostra portata, al meno per farci un’idea: quella che parla di ubbidienza, della croce, delle virtù. Ma poi c’è l’altra, quella del “vivere nella Divina Volontà”.
Sono le due vocazioni o missioni di Luisa: la prima, come “Vittima” insieme con Gesù nel-l’Opera della Redenzione, e l’altra, che Gesù le presenta dopo, come la depositaria delle verità sulla Divina Volontà, come la capostipite della nuova generazione sospirata da Gesù, che avrà tutto in comune con Lui, la Divina Volontà come vita… Alla fine del Vol. 12°, Gesù dice a Luisa che fin qui lei ha avuto l’ufficio che ebbe la sua SS. Umanità sulla terra; d’ora in poi avrà quello della Divina Volontà nella sua Umanità (17-03-1921).
E così come la sua spiritualità si spiega soltanto con la sua dottrina (la Divina Volontà, Vita di Dio e Vita destinata ai figli), così si spiega anche con il suo doppio ufficio: quello di vittima e quell’altro di dare inizio al “vivere nella Divina Volontà” ed essere la depositaria delle sue verità, che per mezzo di lei vengono manifestati.
“Finora ti ho tenuta insieme con Me per placare la mia Giustizia e impedire che castighi più duri piovessero sulla terra; ora (…) voglio che tu, insieme con Me, nel mio Volere, ti occupi a preparare l’era della mia Volontà. Come ti inoltrerai nella via del mio Volere, si formerà l’iride di pace, che formerà l’anello di congiunzione tra la Volontà Divina e l’umana, dal quale avrà vita la mia Volontà sulla terra e avrà principio l’esaudimento della preghiera mia e di tutta la Chiesa: venga il Regno tuo e sia fatta la Volontà tua, come in Cielo, così in terra”. (02-03-1921)
Questo vuol dire che la spiritualità di Luisa (per così dire) si immerge da un lato nell’opera della Redenzione e dall’altro nel compimento del Regno di Dio, il Regno della Divina Volontà. Infatti ci sono due scritti di Luisa, che rappresentano queste due Opere divine e corrispondono anche a due tappe della sua vita: la prima, in cui Gesù l’ha formata come un’altra sua Umanità, e la seconda, per operare come Gesù nella Volontà del Padre.
Sono rispettivamente “Le Ore della Passione” e “Il Giro dell’anima nella Divina Volontà”.
“Le Ore della Passione” non sono una narrazione o semplice meditazione della Passione di Gesù, come è stata raccontata da tanti autori spirituali. Sono preghiera, come una palestra o una scuola di vita, in cui ci uniamo a Gesù per imparare a fare con Lui e come Lui quello che Egli faceva interiormente per la nostra Redenzione.
“Il Giro dell’anima” è, come Luisa dice, il “modo pratico ed efficacissimo per fare il giro nella SS. Volontà di Dio, per impetrare il Regno del Fiat Divino sulla terra”. È la continua preghiera con cui l’anima si unisce alla Divina Volontà in tutte le sue opere (Creazione, Redenzione, Santifica-zione), per adorarla, benedirla, ringraziarla ed amarla, per chiedere in tutto che venga il suo Regno.
10 – Ma Luisa, personalmente, svolge un ruolo o ha una missione speciale in tutto questo? Rispondendo a questa domanda non pretendo dare una risposta superiore a quella che la Santa Chiesa darà un giorno, ma soltanto quella che risulta dalla lettura dei suoi scritti.
Gesù stesso le disse che, come un’altra sua Umanità, lei prendeva parte ai suoi stessi uffici di Redentore e di Re: “Diletta mia, finora hai occupato presso di Me l’ufficio che ebbe la mia Umanità in terra. Ora voglio cambiarti l’ufficio, dandoti un altro più nobile, più vasto: voglio darti l’ufficio che tenne la mia Volontà nella mia Umanità. Vedi com’è più alto, più sublime? La mia Umanità ebbe un principio, la mia Volontà è eterna; la mia Umanità è circoscritta e limitata, la mia Volontà non ha limiti né confini, è immensa. Ufficio più nobile e distinto non potevo darti” (17-03-1921). “Figlia mia, non temere: non ti ricordi che occupi doppi uffici, uno di vittima, e l’altro ufficio più grande, di vivere nel mio Volere, per ridarmi la gloria completa di tutta la Creazione?” (20-09-1922).
Per questo Gesù le disse: “La tua missione è grande, perché non si tratta della sola santità personale, ma si tratta di abbracciare tutto e tutti e preparare il Regno della mia Volontà alle umane generazioni” (22-08-1926).
Sant’Annibale M. di Francia scrisse di lei: “Nostro Signore, che di secolo in secolo accresce sempre di più le meraviglie del suo Amore, pare che di questa vergine, che Egli chiama la più piccola che abbia trovato sulla terra, destituita da ogni istruzione, abbia voluto formare uno strumento adatto per una missione così sublime, che nessun’altra le si possa paragonare, cioè IL TRIONFO DELLA DIVINA VOLONTÀ sull’universo orbe, in conformità con quanto è detto nel Pater Noster: FIAT VOLUNTAS TUA, SICUT IN CŒLO ET IN TERRA”.
11 – Lasciamo adesso Luisa: Come possiamo noi fare nostra la sua spiritualità?
È ovvio che la sua vocazione di “vittima” è solo di Luisa e di certe anime chiamate a questo dal Signore, ed è pure ovvio che la sua missione di dare inizio al compimento del Regno della Divina Volontà sulla terra è una missione unica, irripetibile. Ma noi, come possiamo mettere in pratica ciò che leggiamo?
I primi Apostoli seguirono Gesù, che si voltò e disse: “Che cercate?”. Loro dissero: “Maestro, dove abiti?”. E Gesù: “Venite e vedrete”.
In altre parole: incominciamo a leggere, sapendo che Gesù ha detto: “Perciò ascoltatemi; e vi prego, figli miei, di leggere con attenzione queste parole che vi metto davanti e sentirete il bisogno di vivere della mia Volontà. Io Mi metterò vicino a voi quando leggerete e vi toccherò la mente, il cuore, perché comprendiate e risolviate di volere il Dono del mio «Fiat» Divino”.
La conoscenza è indispensabile; si ama nella misura che si conosce. Quando questa conoscenza incomincia ad impregnare non solo la mente, ma anche il cuore, si incomincia a vedere tutto in un’altra luce, ad avere altri gusti e desideri, a pregare in un modo nuovo… “diverso”, a entrare in un altro tipo di rapporto con le Tre Divine Persone, con la Mamma Celeste. Ci cambia la vita senza che pensiamo a come cambiarla noi…, perché il nostro interesse è diventato solo Gesù e il Suo interesse.
12 – È facile dire “vivere nella Divina Volontà”, ma poi, in pratica, lo si riduce ad un vivere noi d’accordo con la Divina Volontà. Invece, in che consiste veramente, praticamente?
Soltanto nella misura che diventa una vita che si vive, si va comprendendo la sua realtà e la sua portata infinita e si tocca con mano quanto sia diverso dal solo compiere noi la Volontà di Dio o dal vivere stando ai suoi ordini, “d’accordo con Essa”. Per comprendere in qualche modo la spiritualità di Luisa occorre incominciare a viverla, così come il Vangelo lo si conosce nella misura che lo si vive.
Dice Gesù: “Voglio tanto che le creature prendano la mia Volontà; è la cosa che più M’importa, che più Mi sta a cuore. Tutte le altre cose non M’interessano ugualmente, anche le più sante, e quando ottengo che l’anima viva della mia Volontà ne vado trionfante, perché in ciò si racchiude il bene più grande che ci può essere in Cielo e in terra” (23-3-1910).
“Ti voglio sempre nel mio Volere... Voglio sentire il tuo cuore palpitante nel Mio con lo stesso amore e dolore; voglio sentire il tuo volere nel Mio, che, moltiplicandosi in tutti, Mi dia con un solo atto le riparazioni di tutti e l’amore di tutti; e il mio Volere nel tuo, affinché, facendo mia la tua povera umanità, la elevi innanzi alla Maestà del Padre come vittima continuata” (4-7-1917).
“Ecco perché ti parlo spesso del vivere nel mio Volere, che finora non ho manifestato a nessuno. Al più hanno conosciuto l’ombra della mia Volontà, la grazia e la dolcezza che contiene il farla; ma penetrarvi dentro, abbracciare l’immensità, moltiplicarsi con Me e penetrare ovunque –anche stando in terra– , e in Cielo e nei cuori, questo non è conosciuto ancora, tanto che a non pochi sembrerà strano e chi non tiene aperta la mente alla luce della Verità non ne comprenderà nulla” (29-1-1919).
“Voglio che la creatura entri nella mia Volontà e in modo divino venga a baciare i miei atti, sostituendosi a tutto, come feci Io. Perciò, venga, venga; la sospiro, la desidero tanto che Mi metto come in festa quando vedo che la creatura entra in questo ambiente divino e, moltiplicandosi insieme con Me, si moltiplica in tutti ed ama, ripara, sostituisce tutti e per ciascuno in modo divino. Le cose umane non le riconosco più in lei, ma tutte cose mie. Il mio Amore sorge e si moltiplica, le riparazioni si moltiplicano all’infinito, le sostituzioni sono divine...” (13-2-1919).
Luisa ci insegna quale sia il compito proprio del vivere nella Divina Volontà: “... Mentre pregavo intendevo entrare nel Volere Divino; e qui, facendo mio tutto ciò che in Esso esiste e dal Quale niente sfugge, passato, presente e futuro, e facendomi corona di tutti, a nome di tutti portavo il mio omaggio innanzi alla Divina Maestà, il mio amore, la mia soddisfazione, ecc.” (5-1-1921).
“Ti pare poco –le dice Gesù– che la mia Volontà Santa, Immensa, Eterna, scenda in una creatura e, mettendo insieme la mia Volontà con la sua, la sperda in Me e Mi faccia vita di tutto l’operato della creatura, anche delle più piccole cose? Sicché il suo palpito, la parola, il pensiero, il moto, il respiro, sono del Dio vivente nella creatura; nasconde in sé Cielo e terra e apparentemente si vede una creatura. Grazia più grande, prodigio più portentoso, santità più eroica non potrei darti, che il mio FIAT” (6-6-1921).
“È una voce che fa eco su tutto e dice: Amore, gloria, adorazione al mio Creatore! Perciò, chi vive nella mia Volontà è l’eco della mia voce, la ripetitrice della mia Vita, la perfetta gloria della mia Creazione” (28-3-1922).
Che cosa sia il vivere nella Divina Volontà, Gesù lo ha espresso nella sua preghiera al Padre, dopo l’ultima Cena: “Tutto ciò che è mio è tuo e tutto ciò che è tuo è mio” (Gv.17,10).
Infatti, per vivere nella Divina Volontà, prima Gesù deve prendere possesso effettivo di tutto ciò che è nostro (di quello che siamo, che abbiamo, che facciamo), deve essere Lui non solo spettatore, ma anche il Protagonista di tutto in noi, della nostra vita (“Vieni, Divina Volontà, a pensare nella mia mente… ecc.”), in modo da poter dire: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal.2,20); ma poi (e questa è la novità, lo specifico della spiritualità di Luisa) occorre che la creatura prenda realmente possesso di tutto ciò che è Gesù, di tutto ciò che Gli appartiene e della sua Vita, facendo tutto quello che Egli fa, con Lui e come Lui. Altrimenti, non si può dire “vivere nella Divina Volontà”.
Insomma, vivere nella Divina Volontà è diventare (per grazia) una cosa sola con Gesù, facendo nostro tutto ciò che è suo per darlo a tutte le creature, per sostituire l’operato di ogni creatura con l’operato divino di Gesù e quindi controccambiare Gesù in modo divino a nome di ogni creatura. Oppure, detto in altro modo, dare con Gesù alle creature tutto l’Amore del Padre, e al Padre tutti gli omaggi che Gli son dovuti da parte di tutte le creature (adorazione, ringraziamento, gloria e lode, riparazione, amore in modo universale). La spiritualità di Luisa non è un problema, un compito o una missione personale, ma è come quella di Gesù e di Maria, universale.
Corato, 28 Ottobre 2005
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